21/08/14
Il nuovo rapporto, Global Ocean Grab, è stato pubblicato dal Transnational Institute, da Masifundise e Afrika Kontakt insieme al Wffp (il Forum mondiale dei pescatori). Narra la storia nascosta della pesca e dei pescatori. Una storia complessa, che parla di sostenibilità, cibo, modelli di sviluppo, cultura e politica, in cui i diritti delle comunità sono sistematicamente violati sotto i nostri occhi... talvolta proprio in nome della sostenibilità.
Il termine "ocean grab" (sfruttamento indiscriminato degli oceani) mira a gettare nuova luce sugli importanti processi che stanno interessando negativamente le persone e le comunità, il cui modo di vita e l'identità culturale dipendono dalla piccola pesca e dalle attività ad essa connesse. I piccoli pescatori e le loro comunità, sia nel Sud sia nel Nord del mondo, sono sempre più minacciati da forze potenti che stanno drammaticamente ridisegnando i regimi dei diritti di accesso e i modelli produttivi nel settore della pesca. Questo processo sta portando non solo alla diminuzione del controllo esercitato su queste risorse dai piccoli pescatori, ma anche, in molti casi, alla distruzione ecologica e alla scomparsa delle risorse stesse.
Lo sfruttamento indiscriminato degli oceani non riguarda soltanto la politica della pesca marina. Si tratta di un fenomeno mondiale che interessa diversi ambienti, fra cui le acque marine e costiere, le acque interne, i fiumi e i laghi, i delta e le aree paludose, le mangrovie e le barriere coralline. Anche i mezzi con cui le comunità di pescatori sono espropriate delle risorse su cui hanno tradizionalmente fatto affidamento assumono forme diverse. Questa espropriazione avviene attraverso meccanismi diversi come la gestione (inter)nazionale della pesca e le politiche commerciali e di investimento, la definizione di aree protette terrestri, costiere e marine in cui la pesca non è ammessa, le politiche in materia di (eco)turismo ed energia, la speculazione finanziaria e le operazioni di espansione dell'industria alimentare e ittica globale, che comprendono, fra l'altro, l'acquacoltura su larga scala. Nel frattempo, lo sfruttamento indiscriminato degli oceani sta entrando in una fase nuova e più drammatica, con la nascita, nel 2012, del Partenariato globale per gli oceani, un'iniziativa diretta dalla Banca mondiale che mira a privatizzare i regimi dei diritti di proprietà delle risorse acquatiche e a utilizzare modelli di protezione ambientale calati dall'alto, orientati alle logiche del mercato.
Leggi il rapporto completo (inglese) qui:
The_Global_Ocean_Grab-EN